martedì 11 gennaio 2011

L'idraulico III (della vendetta immotivata)

Una domenica di febbraio l’aria fredda accelerata dal vento spazzava la Via XX Settembre ed avevo appuntamento con Gabriele davanti ad un negozio di dischi dove avevo, dopo tanta fatica, venduto un impianto di climatizzazione. Il padrone era già arrivato ed attendeva insieme a me l’arrivo di quello che avevo definito come il migliore tecnico del settore (sorvolando e incrociando le dita su quello che avrebbero potuto essere le nuove stranezze del novello Freud). Da lì a poco una figura rotonda e nera si stagliava sul fondo del marciapiede, stava arrivando. Cappellino della AER-MEC (ma cazzo stavamo installando ben altra marca!) calato sulla capoccia semicalva e gli immancabili occhialini da intellettuale-pseudo-freud-jungiano scivolati sulla punta del nasone rubizzo per il freddo….tutto infagottato dentro un giaccone di jeans. Presentazioni di rito e si passa all’analisi del lavoro all’interno. Come sempre nemmeno un dubbio su cosa fare. Tutto semplice, fattibile, quasi banale. “Mah !” pensavo io guardando Gabriele che vagava con aria quella volta quasi assente tra le pile di CD e strumenti musicali. Un senso di ansia mi attanagliava e avevo la gola secca….e non per l’aria ghiacciata. Anche il proprietario del negozio lo guardava quasi come se lo conoscesse e cercasse di ricordare in quale occasione lo avesse incontrato. Sguardi rapidi, ma indagatori. Bene. Finiamo la perlustrazione e usciamo di nuovo sul marciapiede per stabilire i tempi dell’installazione. “Allora Gabriele, visto il lavoro che c’è da fare credi ci siano problemi di qualche natura ?” “Assolutamente no” risponde deciso. “Bene, allora quando possiamo iniziare il lavoro ? Dimmi tu anche in base agli impegni che hai già in agenda…” “Mah….” Inizia con aria vaga “sai stavo pensando che il lavoro si può fare, e diventerebbe anche un bel lavoro e pure prestigioso per me in un negozio così centrale come questo….però…” “Però ?” incalzo. “Però …sai una cosa ? Ho deciso che non lo faccio….anzi ti dirò di più…” e pregavo che si fermasse perché stava arrivando il proprietario. E invece “No…non lo faccio perché questo signore dall’aria disordinata e sporca mi sta sul culo e poi già una volta gli ho aggiustato la caldaia a casa e mi sono veramente fatto due palle così a sentirmelo sempre sul collo….” “Si si..dico proprio a lei…perché non si vuole un po’ più bene e la smette di non lavarsi ? Anzi si lavi proprio…e tanto…chissà che lavare il corpo non l’aiuti anche a lavare quell’animaccia che si porta dentro…sempre sospettosa” Non sapevo che fare ….ero finito….la vendita stava andando a puttane del tutto …il cliente poteva farlo. Cercavo di sdrammatizzare folgorandolo con gli occhi e dicendo al negoziante con un sorriso teso“Gabriele ha sempre voglia di scherzare …sa lui è fatto così…” inventavo sperando che capisse e mi seguisse in un attimo di lucidità (andavano a pallino 20 milioni di fornitura). Nemmeno per sogno. Mi guarda negli occhi e mi sibila un “Ciao signore, noi ci vediamo più avanti quando avrò di nuovo voglia di lavorare per te”. E rivolto all’incredulo bottegaio “A lei non la saluto nemmeno…almeno finchè non si lava!” Girò sui tacchi e sparì tra la folla della fermata d’autobus. Ero nella merda.


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