mercoledì 29 giugno 2016

29.06.2016

Ti parlo ogni giorno, così, all'improvviso. Si materializza nel mio pensiero un'immagine che ti riguarda e ti parlo a fior di labbra. Sorridendo. Non avrebbe senso se non sapessi il perchè succede ormai da più di un anno. E' una questione di inevitabilità. Per me amarti è inevitabile. Come lo è volerti, più di prima, più dei nostri inizi. Inevitabile. E' una parte necessaria della mia giornata. Quando ancora mi manca il respiro ad immaginarti mi sento più vivo. Più solo.
Rido di me e di questi attimi, ma mica troppo perchè a questa mia inevitabile prigionìa del cuore tengo molto.  Ti parlo e vedo e sento le tue risposte, sorrido di più e non ti trovo mai.
Mi do un contegno. E torno al lavoro.

sabato 25 giugno 2016

26.06.2016

Non poter essere al matrimonio dei miei amici domani, è una sconfitta ulteriore. Un'altra della serie della mia vita. Le metto in fila tutte per non dimenticarle e per ripartire ogni volta sperando sia l'ultima. Seppure le cause della mia assenza non dipendano da me in realtà purtroppo devo ammettere che non ho avuto capacità sufficiente per prevedere questa eventualità. Quindi la responsabilità la tengo e la sento pure io. Ripartire è ogni volta più pesante anche se la voglia è sempre tanta e il mio spirito, salvo qualche buca profonda, continua a sorregermi e a spingermi a non cedere.
Matteo e Martina domani saranno sposi bellissimi e felicissimi davanti al mondo. A quel mondo che non a tutti ha concesso sconti. Ecco io vorrei che a loro facesse tutti gli sconti che la gente comune non ha avuto. Perchè sarebbe giusto che giovani così belli ed entusiasti ed innamorati potessero proseguire nel loro sogno senza dover mai svegliarsi. Mai. Che la vostra vita da domani possa essere un lungo sogno di cose ideali, belle, intelligenti, positive, tenere, travolgenti, appassionate, complici, condivise, sorridenti, avvolgenti e piene di felicità assoluta.
Non vi manchi mai un sorriso da scambiarvi per dirvi che ci sarete l'uno per l'altra fino alla fine del mondo.

martedì 21 giugno 2016

21.06.2106

Oggi guardavo due anziani che si tenevano per mano lungo la passeggiata a mare. Belli da impazzire, tutti presi dalla loro chiacchierata fitta fitta. Gli occhi negli occhi, dopo tanti anni ancora. Dopo tanti anni sempre così. Così li ho immaginati oggi mentre li guardavo con una nemmena troppo nascosta invidia. Chissà quante volte si sono parlati in quel modo nella loro vita insieme. E quante volte ancora gli saranno concesse dal tempo. Che importa, loro il tempo non lo sentiranno mai così, così uno dentro l'altra.
Ho pensato che quando, da ragazzo, immaginavo i miei genitori avanti nel tempo, li immaginavo proprio così. Stanchi, con qualche ruga a tagliargli le guance, ben pettinati nei loro capelli bianchi un pò più radi. Polemici e litigiosi ma insieme. Perchè quello era stato stabilito per loro nonostante le differenze impossibili da sopportare per ognuno dei due. Insieme, perchè quello spicchio di vita dove le forze ti mancano ogni giorno di più si affronta assieme. Assieme a sostenersi con un sorriso o una mano sulla spalla. Non sei solo, non sei sola, non siamo soli fino alla fine del mondo. Del nostro mondo, difficile, faticoso e a tratti triste ma il nostro. E nessuna delle nostre differenze ci dividerà in questo viale che è l'ultimo miglio della vita. Questo ho sempre visto per loro, idealmente. Ma nemmeno per idea. Poi la vita ti cambia le carte e non solo quelle in tavola. E ti accorgi un giorno che dopo quarantatrè anni di vita insieme la gente può decidere di separarsi. Così, alzandosi una mattina con il piede sbagliato. E quella visione dei due anziani che si danno la mano e si aiutano e si vivono fino alla fine del mondo svanisce come le stelle nella prima luce dell'alba. E ti accorgi che l'hai pensata solo tu. Loro non l'hanno mai vista così, o forse solo uno dei due. Ma è quello che non ha la forza di opporsi. Quello che sta muto nell'angolo dell'ufficio del giudice di pace, tutto magro e imbronciato come un bambino punito ingiustamente. Mentre dall'altra parte tutta una improvvisa decisione a sostenere tesi elementari e talmente ridicole da pugni al cielo. Si perchè dopo quarantatrè anni "manca il dialogo". Ride pure il giudice di pace, cercando contemporaneamente di darsi un certo contegno.
Oggi guardavo quei due signori anziani e fortunati stringersi le mani. Poi guardavo le mie mani. Sole. Senza le compagne da stringere e tenere. Non compagne qualsiasi. Le tue, perchè solo le tue sono le "mie" mani. Quelle che mi completano la vita, che mi fanno sentire una persona, che mi emozionano, che mi trasmettono le energie per affrontare i miei minuti lontano da te. Sono le tue mani e non altre. Conosco ogni piega delle tue dita e ne ricordo il profumo sul viso. Chiudo gli occhi e posso sentirle sulle spalle e, ridicolmente, mi tranquillizzano senza esserci.
Guardavo i due vecchi parlarsi negli occhi oggi e cercavo i tuoi per fare lo stesso. Ciò che vorrei poter fare come loro, fino alla fine del mondo.

mercoledì 15 giugno 2016

15.06.2016

"Ma che cretini quei due l’amore li aveva colpiti così forte che si erano rincoglioniti, ma li dovevi vedere quando si ritrovavano dopo le guerre del cuore; lui l’accarezzava sulla guancia e l’universo non contava più un cazzo.”
— C. Bukowski

martedì 14 giugno 2016

14.06.2016

...e invidio le coppie che si parlano fitto fitto, che non si fermano un secondo. Li vedo, li ammiro e capisco che mi mancano le nostre parole, i nostri momenti, gli occhi negli occhi, a parlare, a respirarci. Mi mancano i confronti, le risate e le nostre complicità. Quelle mi scavano dentro vuoti immensi, devastano chilometri dentro di me. E ostinatamente ti cerco, e costantemente ti perdo.

sabato 11 giugno 2016

Papà - la pasta della notte

"E' il piatto più semplice del mondo....si mette unpò d'olio nella padella, uno spicchio di aglio, si fa soffriggere il tutto per qualche secondo poi si aggiunge il pomodoro...." iniziava così il ritorno a casa ad una ora impossibile. Quando quelle rare volte uscivo a cena con mio padre. In genere lo raggiungevo che era già al ristorante ...da Riccardo..il suo amico del Primopiano in Via XX.
Lui era già li alle sei del pomeriggio, si faceva un bicchiere di bianco. Qualche bicchiere di bianco. Rigorosamente a stomaco vuoto. Così lo trovavo con la faccia da ebete e un sorriso di plastica sotto gli occhietti lucidi aldilà degli occhiali. "Ehilà Luì...sei già qui ?" "Belin papà sono le otto e mezza..."
Salutavo il neo massone amico di papà (che massone non era perchè le cose furbe non le faceva mai). Un uomo unto, simpatico il giusto, sempre un pò sporco sotto le unghie. E da ristoratore.....
Si passava la serata da un arrivo di un "amico" all'altro al nostro tavolo a rendere omaggio al genitore. Non perchè papà fosse rispettato, ma perchè offriva sempre da bere a tutti. Per posa. Per ostentare opulenza e brillantezza. Aldilà di quella degli occhietti da "mbriegu". Lui offriva. Punto. A nulla serviva, ogni tanto, l'intervento di Riccardo che arrivava quasi ad insultarlo quando esagerava con le quantità offerte. Lui niente, imperterrito come i bambini discoli e testardi e dispettosi continuava la sua commedia con aria di sfida. "Sono io che pago!" sbraitava più alto che poteva. A volte arrivando davvero a litigare. E mi ricordo pure una volta che, in una discoteca (lo Shalom di Corso italia) era arrivato quasi a mettersi le mani addosso con un tipo che non ho mai saputo chi fosse. Che fastidio, che imbarazzo potessi provare allora non riesco nemmeno a descriverlo. Avrei voluto sprofondare mille volte. E tutte le volte, o quasi, era così. Tanto che poi ho iniziato a rifiutare di cenare insieme a lui.
Così, mentre faceva bollire la pasta, mescolava il sugo ormai quasi pronto nella padella. La cucina, alle 4,30 del mattino, era illuminata a giorno. Ogni faretto era stato acceso. E lui ciarlava a voce alta sbattendosene il cazzo dei vicini di sotto (santa gente, che vita di merda gli abbiamo fatto fare) camminando con le scarpe in maniera incerta, inciampando e "tacconando" le piatrelle del pavimento.
Aveva sbottonato la camicia e lasciata all'aria la maglietta della salute. In genere il sugo gli schizzava sui pantaloni e lui commentava biascicando un "Merda....". Poi si mangiava questa benedetta pasta e se Dio voleva si poteva andare a dormire. E dico si poteva perchè mica potevo lasciarlo solo a mangiare la pasta eh! Si offendeva e faceva casino doppio così che svegliava pure mia madre. Meglio assecondarlo no ? Due scoregge nel corridoio salutate da un risolino alla Sordi chiudevano la serata. E si dormiva.

domenica 29 maggio 2016

29.05.2016

Non riesco a mettere altre persone tra me e te......distanza si...chilometri.....silenzio....spazio...cose.....ma nessuna persona può stare tra me e te..almeno da questa parte è così. Non posso parlare di ciò che non conosco e forse dovrei anche smettere una buona volta di parlare al vuoto e al nulla. Forse sarebbe una terapia utile ma anche se con pause scopro sempre che ho bisogno di parlarti e di pensare che leggi o ascolti ciò che dico nelle mie righe silenziose. Senza conferme, ti immagino senza conferme. E forse davvero dovrei smetterla di sognarti come vorrei, perchè posso solo farmi danno. Ma il problema è che più mi fai male e più non posso crederci. Sembra che il mio io sia improvvisamente diventato pigro a tal punto da decidere che dopo di te non ci sarà più nessuna. E io non faccio nulla per spingerlo in un'altra direzione.

domenica 22 maggio 2016

19.05.2016

anche quest'anno il mio compleanno è arrivato senza di te.
senza significato, senza emozione, senza sentimento, senza sorriso. solo tanta voglia di andare oltre questo giorno, come se poi ci fosse il tempo e il modo di festeggiare meglio...un pò più avanti.
anni che vado avanti in questa maniera. sono davvero stanco.

giovedì 5 maggio 2016

eppure..

sono stanco di non arrendermi mai.
vorrei riuscire a farlo, riposarmi e aprire un'altra prospettiva ma non posso. Mi è impossibile fisicamente. Ogni attrazione perde significato perchè non ti somiglia. Eppure so che quando a giugno ci dovremo vedere sarò io quello dimenticato. Quello ormai dietro le spalle.
Forse aspetto proprio questo, che anche l'ultima minuscola speranza muoia in silenzio nella evidenza bruciante, un'altra, che la vita mi riserva. Il problema è che fino a quel momento io penserò ancora e comunque di riprenderti per mano, non importa come.
E dire che ti ho negli occhi tutti i giorni non è abbastanza.
Non è mai abbastanza scrivere di te.
E a volte come oggi è pure difficile perchè continua ad esserci troppo da dire.

domenica 24 aprile 2016

23.04.2016

e non vai via nemmeno per un attimo.
ti trovo nelle mie carte sparse, nel fondo del caffè del mattino, dietro ogni angolo girato mi aspetto di vederti venirmi incontro. e tutto passerebbe, tutto, tutto ricomincerebbe come se non si fosse mai interrotto. semplicemente ricominciare a camminare uno a fianco all'altro. sorrido e riesco a sentire la sensazione della tua mano stretta nella mia, il tuo respiro, e cerco i tuoi occhi attorno nei visi delle persone che sfilano anonime lungo queste strade. come se fosse possibile il tuo materializzarsi qui. La tua voce è nel silenzio delle mie notti senza sonno, nei miei risvegli troppo soli e troppo tranquilli senza il tuo odore addosso. scappare inseguendo un ragionamento logico non ti strappa alla mia mente, che continua ad aspettarti come il primo giorno, come il primo addio, e ogni volta ancora, e tutte quelle che ancora non conosce e nè forse vedrà mai pur attendendole. non ci posso ragionare contro, perdo ogni volta che ci provo, e in realtà non ci provo, è solo che mi mento e ogni volta mi scopro da solo in questo bluff. rido delle mie frasi definitive, sputate a pezzi nel vuoto della tua assenza. gli anni mi lasciano intatte le emozioni di te. questa inarrestabile corsa alla tua ricerca non si quieta mai e la percorro di continuo, nei miei pomeriggi di sale e mare troppo grande, nelle raffiche di vento che non mi portano il tuo profumo. e la dentro, in quell'angolo di spazio profondo vivono ancora quei due noi. senza arrendermi li coccolo con cura contro il mondo che mi racconta che non ci sei. un nuovo mondo e una nuova vita non sono abbastanza, non ci sono se non te li posso raccontare, se non ti ci avvolgo dentro con me. mi mancano i tuoi silenzi rumorosi, i tuoi passi dietro di me, le tue critiche, le tue paure e le tue bugie.