martedì 11 gennaio 2011

L'idraulico II

Un freddo giorno di gennaio viene il momento della prima installazione. La settimana prima avevo venduto un intero impianto di climatizzazione ad un ristorante cinese vicino al lungomare. Ristorante Hy-Hua, bel locale, con sala coperta all’esterno. La trattativa non era stata per nulla semplice, il padrone, Sig. Wong, era stato molto gentile ma anche estremamente abile nel mercanteggiare un prezzo a lui più “piacevole” per la fornitura. Avevo abbozzato e gli avevo fatto il prezzo che chiedeva. Alla fine di tutto avrei guadagnato ugualmente molto. Avevo alzato i prezzi di listino del 30, pertanto quello sconto del 40 accordato al cliente era un buon risultato. Pagamento in contanti, come sempre accadeva con i commercianti cinesi, ad installazione avvenuta. Avevo avvertito in anticipo Gabriele e il figlio. Puntuali quel giorno ci vediamo davanti al locale, le macchine erano già arrivate il giorno prima con un corriere proveniente dal Veneto. Lavoro complesso, si trattava di smantellare parte del rivestimento delle pareti interne del locale per far passare i tubi del gas refrigerante. Gabriele non batte ciglio. Insieme al figlio e ad un secondo aiutante cominciano il lavoro e nel volgere di una giornata quel lavoro viene fatto in maniera ineccepibile…non si vedeva la minima imperfezione. Ero contento. Tutto sommato avevo avuto ragione a non dare troppo peso alle sue stranezze, quello che contava, alla fine di tutto, era la qualità del lavoro. Rimanevano ora solo da installare i motori dei due climatizzatori sul tetto della veranda esterna al locale (inutile dire dell’abusività della stessa). Incomincia la parte cruciale del lavoro a cui deve seguire il collaudo. Gabriele sale per una scala all’esterno della veranda e tira su con delle funi un motore, il più grande, ben 80 kg di macchinario. Il figlio lo raggiunge e incominciano a cercare la posizione ideale per il fissaggio. Decidono che la più idonea è quella in prossimità del terrazzo di un appartamento del primo piano. Posizionano il motore e cominciano l’ancoraggio. Io scendo ormai fiducioso e orgoglioso del lavoro di partenza mi metto a parlare con il proprietario del locale. Wong sorrideva a 172 denti, mi offriva grappa alla rosa e mi diceva che avrebbe parlato con i suoi cugini che avevano un altro locale a est di Genova. Si metteva non bene, benissimo. Dopo circa 20 minuti vediamo comparire il secondo aiutante che con aria circospetta mi si avvicina e mi mormora “Senta, vada un po’ a dare un’occhiata….c’è qualche problema con l’inquilino del primo piano”. Lo guardo con aria interrogativa e realizzo che qualcosa di imprevisto, davvero imprevisto, si sta verificando all’esterno. Salgo sulla scaletta e arrivo sul tetto. Gabriele tutto allegro fischiettava avvitando le ultime due viti di fissaggio del motore. Le persiane del terrazzino soprastante erano chiuse. Nessuno in vista. Lui continua a fischiettare con aria tutta goduta da gatto con la pancia piena. Mi avvicino e con falsa noncuranza chiedo “Qualche problema ?”. Lui con espressione quasi stupita “Ma no, per nulla, tutto a posto….” e riprende ad avvitare. Mi faccio un po’ più vicino e gli soffio in un orecchio “Nessun problema con il vicino di sopra quindi ?”. Gabriele con aria solenne interrompe il lavoro, mi guarda da sotto gli occhiali e gonfiando il petto rotondo da sotto la maglietta nera “No, ci ho pensato io….non ci darà più nessun fastidio”. Orribile sospetto delle argomentazioni usate da quell’omino nel convincere l’inquilino a desistere dalle rimostranze. “Vale a dire ?” domando con inquietudine. “Vale a dire che rompeva i coglioni per la vicinanza del motore al terrazzo. Diceva che i ladri ci si potevano arrampicare sopra.” “E quindi ? “ chiedo io. “Quindi, ho detto a quella signora….ma tu non l’hai vista quanto era sfigata. Era una di quelle che si capisce al volo che sono represse da tutta la vita. Represse nella mente, che non hanno mai dato sfogo al loro io ripiegato per volere altrui in una sorta di fisarmonica psicologica in perenne, molteplice, conflitto interno…..e allora, mentre continuava a spaccarmi le palle, mi sono girato, l’ho guardata fissa negli occhi e le ho fatto una domanda….” “E…scusa Gabriele…che domanda le hai fatto di grazia ?” “Ah ….nulla di che…le ho chiesto se per caso non vedesse in me la figura del padre, con il quale era sicuramente in aspro conflitto, ma che altrettanto sicuramente amava mentalmente in maniera incestuosa….insomma le ho chiesto se si era mai resa conto che aveva il desiderio represso di scoparsi suo padre….tutto qui! E lei invece che rispondermi, quella stronza, ha chiuso le imposte e se ne è andata” e sghignazzando quasi satanicamente mi dà una pacca sulla spalla e scende al piano di sotto. Sudavo freddo.

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