mercoledì 12 gennaio 2011

Bricolage

La mattina del sabato Giorgio si era attrezzato di tutto punto. Cacciavite a stella, quello a testa piatta, martello, trapano, viti, colla, brugole di varia grandezza, insomma un arsenale di arnesi che non aveva mai usato (o dovuto usare) in vita sua. La sera prima gli era punta vaghezza di cimentarsi nel montaggio di un mobile da bagno che era uno dei pochi pezzi ancora da sistemare dopo l’effettuazione del trasloco in Via Fabrizi. “Ma si” si era detto “domani me lo monto da solo, se ci riescono gli altri figurati se non ce la faccio anche io” e se ne era andato a letto fiero della sua pensata. Nemmeno avesse realizzato come conquistare il K2. Alle 8.30 Luigi era stato svegliato da una serie di rumori nel corridoio. Rumori preparatori di qualche cosa di cui non conosceva la natura…e questo lo aveva insospettito e preoccupato. Il passo del padre era inconfondibile, come i suoi movimenti “aggraziati” del resto. “Strano che papà armeggi a quest’ora di sabato” e si mosse lentamente e in silenzio per sbirciare dalla fessura della porta socchiusa. Non riusciva a vedere nulla, solo i rumori erano più vicini e provenivano dal bagno una stanza più in là. Fece così capolino dalla porta e con orrore vide Giorgio impegnato in quello che si prospettava un tentativo destinato a fallire già in partenza. Se avesse provato a cavalcare un mustang “a pelo” avrebbe sortito lo stesso risultato. Già mezzo sudato stava avvitando le laterali del mobiletto da bagno gemendo ad ogni giro del cacciavite come Bjorn Borg ad ogni battuta da ace. Maglietta della salute, pantaloncini corti arabescati anni ’60, ciabatte bianche di gomma con triste incrociata sul dorso del piede, seduto sul pavimento, preciso, sfidava quei pezzi di legno come Achab la sua balena bianca. L’espressione di Luigi si faceva sempre più rassegnata mano a mano che l’osservazione andava avanti. Finalmente le due laterali furono fissate, pure bene, nulla da dire. Gli occhiali gli scivolavano sul naso e dopo l’ennesimo tentativo di tenerli su decise di disfarsene con un gesto delicato. Finirono con un rumore sordo nell’angolo lontano del bagno schiacciandosi contro le piastrelle. Ora era anche quasi cieco. Di bene in meglio. Lo spettacolo era solo all’inizio. “Vuoi una mano pà ?” fu la domanda quasi timida. “No, faccio da solo grazie” la temuta risposta. Inforcando le brugole cominciò a fissare i ripiani all’interno delle mensole laterali. Arrivato a fine corsa della vite volle stringerla più della possibilità della filettatura e….un rumore di pelle raschiata condita con un “angelus” scivolato dalle labbra annunciava il primo incidente di percorso. Vasta escoriazione del dito indice che aveva impattato sinistramente contro il sostegno del ripiano. “Figgiu de na bagascia” (risparmio la traduzione a fronte) fu il finale della frase all’indirizzo del perno plasticato. Break per applicazione di cerotto di carta e poi via, verso nuove maldestre mosse. Dopo circa due ore di sudore, bestemmie, monologhi kafkiani, voli di pezzi misti per il locale, il mobile era pronto per il fissaggio a muro. Le staffe non furono, incredibilmente, un problema tanto che un sorriso di supponenza cominciò ad apparirgli sul viso. Con l’oggetto del desiderio perfettamente in bolla appeso al muro, trionfante disse “E ora metto lo specchio e via, finito”. Un dubbio lancinante attraversò la mente di Luigi ma lo fugò quasi ridendo “Ma no dai figurati se…no..no…”. Nemmeno il tempo di realizzarlo. Giorgio provando ad inserire lo specchio nello spazio centrale del mobiletto si accorgeva con ribrezzo che risultava più largo… e di molto anche ! Non doveva essere l’ultimo pezzo del bricolage, bensì il primo. Da quel momento, come di consueto, e per lunghi minuti, tutta la Schiera dei Beati venne passata all’appello ripetutamente, da destra a sinistra e ritorno, in piedi ed accosciati. Questa volta non sorrise amaro, si limitò a lasciare il bagno come un campo da combattimento. Erano solo le 10.40 del mattino.

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