sabato 11 giugno 2016

Papà - la pasta della notte

"E' il piatto più semplice del mondo....si mette unpò d'olio nella padella, uno spicchio di aglio, si fa soffriggere il tutto per qualche secondo poi si aggiunge il pomodoro...." iniziava così il ritorno a casa ad una ora impossibile. Quando quelle rare volte uscivo a cena con mio padre. In genere lo raggiungevo che era già al ristorante ...da Riccardo..il suo amico del Primopiano in Via XX.
Lui era già li alle sei del pomeriggio, si faceva un bicchiere di bianco. Qualche bicchiere di bianco. Rigorosamente a stomaco vuoto. Così lo trovavo con la faccia da ebete e un sorriso di plastica sotto gli occhietti lucidi aldilà degli occhiali. "Ehilà Luì...sei già qui ?" "Belin papà sono le otto e mezza..."
Salutavo il neo massone amico di papà (che massone non era perchè le cose furbe non le faceva mai). Un uomo unto, simpatico il giusto, sempre un pò sporco sotto le unghie. E da ristoratore.....
Si passava la serata da un arrivo di un "amico" all'altro al nostro tavolo a rendere omaggio al genitore. Non perchè papà fosse rispettato, ma perchè offriva sempre da bere a tutti. Per posa. Per ostentare opulenza e brillantezza. Aldilà di quella degli occhietti da "mbriegu". Lui offriva. Punto. A nulla serviva, ogni tanto, l'intervento di Riccardo che arrivava quasi ad insultarlo quando esagerava con le quantità offerte. Lui niente, imperterrito come i bambini discoli e testardi e dispettosi continuava la sua commedia con aria di sfida. "Sono io che pago!" sbraitava più alto che poteva. A volte arrivando davvero a litigare. E mi ricordo pure una volta che, in una discoteca (lo Shalom di Corso italia) era arrivato quasi a mettersi le mani addosso con un tipo che non ho mai saputo chi fosse. Che fastidio, che imbarazzo potessi provare allora non riesco nemmeno a descriverlo. Avrei voluto sprofondare mille volte. E tutte le volte, o quasi, era così. Tanto che poi ho iniziato a rifiutare di cenare insieme a lui.
Così, mentre faceva bollire la pasta, mescolava il sugo ormai quasi pronto nella padella. La cucina, alle 4,30 del mattino, era illuminata a giorno. Ogni faretto era stato acceso. E lui ciarlava a voce alta sbattendosene il cazzo dei vicini di sotto (santa gente, che vita di merda gli abbiamo fatto fare) camminando con le scarpe in maniera incerta, inciampando e "tacconando" le piatrelle del pavimento.
Aveva sbottonato la camicia e lasciata all'aria la maglietta della salute. In genere il sugo gli schizzava sui pantaloni e lui commentava biascicando un "Merda....". Poi si mangiava questa benedetta pasta e se Dio voleva si poteva andare a dormire. E dico si poteva perchè mica potevo lasciarlo solo a mangiare la pasta eh! Si offendeva e faceva casino doppio così che svegliava pure mia madre. Meglio assecondarlo no ? Due scoregge nel corridoio salutate da un risolino alla Sordi chiudevano la serata. E si dormiva.

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