giovedì 13 gennaio 2011

Scarpe di vernice

Chi mai non è ritornato indietro con la mente all’età di quando si era bambini, nei primi anni di vita, quando tutte le cose sembravano enormi, nuove, misteriose, interessanti tanto da studiarle continuamente, per ore.

E nello stesso tempo chi non si è ricordato improvvisamente delle cose che non ci piacevano da bambini ? Quelle cose che magari ci costringevano ad indossare o a mangiare.

La prima cosa che mi torna in mente oggi come uno shock rintanato nel tempo è quel paio di scarpe di vernice nera chiuse religiosamente nell’armadio della mia stanza. Quelle con il passante fissato al lato da un bottone. Anche questo nero e anche questo, ovviamente, di vernice.

Erano le scarpe più dure e dolorose del mondo, maledette trappole allacciate ai miei piedini. Scricchiolavano ad ogni passo e ad ogni passo mi sembrava che i piedi ci esplodessero dentro. Non c’era margine per il movimento delle dita. Una luccicante ed elegante tortura.

Te le mettevano a tradimento. La mamma si avvicinava con un bel sorriso convinto e ti diceva “Oggi andiamo dalla nonna !” e tu la guardavi con aria preoccupata, anche se non lo sapevi. Solo ora a distanza di 40 anni ti rivedi con quell’espressione mista di perplessità e strisciante terrore. Altro non era che il subitaneo senso della fregatura nascosta in quelle poche parole pronunciate con il sorriso sulle labbra. “Orca miseria, cosa significherà ‘sta cosa ? Cosa c’è di tanto strano ad andare dalla nonna ? A meno che……” e lo sguardo scorreva lento lungo il pavimento della stanza fino a raggiungere quel mobile, non un altro, proprio quello lì, quello in legno chiaro con le due portine sempre chiuse. Quelle portine che si aprivano solo per una terribile eventualità. Quelle cazzo di scarpe di vernice !

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