Perché non taci,
perché non riposi, non svanisci,
non dissolvi
spietato dolore che fiotti dagli occhi,
sulle stesse note liberate da tasti lontani
Erinni travolgono un muto torpore
troverò pace nel tempo,
questo tempo
che mi lascia spazio di raggiungerti
di guardarti ancora attraverso vetri sfocati
sbiadendo sagome e tratti
questo spazio
che procede senza termine
come una lente si allontana e deforma
dandomi fatica di scernere un ultima volta
volger le spalle
traditrice lama nella tempia,
dolorosa sorpresa stordente
lacera crudele, inevitabile,
piega corpo e volontà di non abbandonare
di non dimenticare
più fredda l’aria di ogni inverno
a sospingere neve sul sorriso
pòsati sottile cristallo,
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